Una collezione provenzale
Visitare di sera un museo immerso nell’oscurità di un parco con cipressi, olivi e pini e trovarsi di fronte una facciata immensa con mosaici policromi, bassorilievi in ceramica e grandi vetrate illuminate dall’interno è davvero un’esperienza sensoriale che rimane fortemente impressa nella memoria. Il museo è quello di Fernand Léger, a Biot, che è, assieme ai musei di Marc Chagall, Eugène Delacroix, Auguste Rodin e Gustave Moreau, uno dei rari esempi di collezione dedicati a un unico artista.
A Biot, Léger (che racchiuse la sua visione artistica nella frase “La Beauté est partout, dans l’objet, le fragment, dans les formes purement inventées”) visse gli ultimi anni della sua esistenza, interrottasi nel 1955: solo pochi mesi prima della morte acquistò il terreno su cui ora sorge il suo museo – voluto dalla moglie Nadia, aiutata da un caro amico del maestro – firmato da André Svetchine, architetto di origine russa. Ampliato negli anni Ottanta, espone oggetti che raccontano integralmente la vita artistica di Léger, dagli inizi neoimpressionisti fino alle grandi composizioni degli anni Cinquanta e alle opere d’arte decorativa.