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BEING HUMAN mostra di WILLIAM WEGMAN

Museo d’arte della Svizzera italiana,
Lugano sede LAC Lugano Arte e Cultura

Il curatore di questa mostra, William A. Ewing , si domanda: “Si tratta davvero di cani, questi soggetti siamo noi; noi siamo loro: la casalinga, l’astronauta, l’avvocato, il prete, il contadino, persino un dog-sitter! Alcuni posano con sicurezza e orgoglio, altri manifestano incertezza o vulnerabilità: si tratta in fondo di esseri umani”.

Ewing e l’artista William Wegman hanno scelto 100 immagini , sparpagliandone 2000 sul pavimento, in modo che fossero visibili tutti i vari momenti e periodi di rappresentazione dei cani da parte dell’autore, dalla metamorfosi del cane in uomo, al cubismo espresso con una razionale e perfetta armonia , dal gioco alla sezione Nudes , e, soprattutto, alla complice obbedienza dei Weimaraner, dal primo negli anni ’70 agli ultimi due ritratti, visibili anche nei manifesti, di Flo e Topper, rispettivamente 5 e 6 anni.

Wegman è un maestro dell’arte contemporanea americana, che si destreggia con uguale bravura tra pittura, disegno fotografia e film. Molte foto sono Polaroid di grande formato con straordinario effetto cromatico, e a chi gli chiede perché abbia scelto questa razza di cani, l’artista risponde “per il colore grigio, che noi fotografi abbiamo sempre usato come base per la sua neutralità”.

I cani protagonisti delle Polaroid si chiamavano Man Ray, Fay Ray, Penny, Bobbin, Chip, Chundo, Crooky e poi seguirono molti dei loro cuccioli. Oltre alle Polaroid di grande formato molte immagini sono stampe ai pigmenti. Questa mostra sarà itinerante in tutto il mondo, e al MASI Lugano sede LAC rimarrà esposta fino al 6 gennaio 2020.

Info a info@masilugano.ch

Tel. + 41 588664240

Testo e foto Giovanna Dal Magro

Surrealismo Svizzera

Museo d’arte della Svizzera italiana,
Lugano sede LAC Lugano Arte e Cultura

Visitare questa mostra è come essere catapultati in una dimensione di spazio senza tempo, senza riferimenti, carico di sogni, di incubi, di colori, di mostri, di desideri, di poesia, di sensualità e di pensieri violenti. Queste molteplici sensazioni non scompaiono quando ci si allontana dalle opere, ma restano radicate nella mente.

Il titolo è Surrealismo Svizzera, ma non si troveranno opere di Salvador Dalì, né di René Magritte, Ernst Ludwig Kirchner, Yves Tanguy ma di Alberto Giacometti, Serge Brignoni, Gérard Vulliamy, Meret Oppenheim, Max von Moos, Jean Viollier, Karl Ballmer, Werner Schaad, Sonja Sekula e di molti altri che hanno sviluppato in Svizzera il loro pensiero surrealista. Questo movimento autonomo del surrealismo, nato a Parigi negli anni Venti con André Breton, si situa tra le due guerre mondiali e dà libero sfogo all’interiorità e all’inconscio degli artisti.

Il MASI, Museo d’arte della Svizzera italiana di Lugano presenta questa grande retrospettiva in collaborazione con l’Aargauer Kunsthaus. Nella produzione artistica elvetica compaiono anche contributi di Hans Arp e Paul Klee.

Il coordinamento del MASI è a cura del direttore Tobia Bezzola e di Francesca Benini collaboratrice scientifica. La mostra si chiude il 16 giugno 2019.

Info@masilugano.ch

Testo e foto Giovanna Dal Magro

Magritte La Ligne de vie

Al Masi di Lugano fino al 6 gennaio 2019

Con l’esposizione Magritte La Linea della vita, il Masi, Museo d’arte della Svizzera Italiana, prosegue il suo percorso, volto a presentare con un’ottica ancora inedita artisti importanti e universalmente conosciuti, quali Man Ray, Meret Oppenheim, Picasso.

La straordinaria mostra di Magritte, La Ligne de vie verrà esposta nel febbraio 2019 al Museo Amos Rex di Helsinki. Il titolo è stato ripreso da una conferenza di 50 minuti che René Magritte tenne nel 1938 ad Anversa. Una rarità, in quanto l’artista non si esprimeva spesso in pubblico e in questo incontro raccontò la nascita e l’evoluzione della propria opera, riconoscendo anche ad artisti come De Chirico e Max Ernst di averlo ispirato e spiegando le tecniche che usava per creare gli effetti poetici e drammatici dei suoi lavori. Anche Salvador Dalì fu sicuramente ispirato da Magritte.

I curatori Julie Waseige, Xavier Canonne e Guido Comis hanno seguito il filo rosso di questa conferenza per la scelta delle circa 90 opere da esporre, partendo dalle creazioni dei primi anni Venti, dove già si denota come la metafisica di De Chirico fu da spunto a Magritte per la sua unica e nuova espressione poetica. Negli anni trenta vengono ritratti oggetti comuni senza decontestualizzarli in modo particolare e interni di abitazioni comuni diventano magia solo per una fioca luce, che li illumina. Le opere dove gli oggetti erano accostati senza un senso apparente, e con titoli già fortemente surreali, destarono grandi critiche e ora le riconosciamo come capolavori. L’artista si ispirò successivamente anche all’impressionismo e, ironicamente, addirittura al fauvismo.
A completare l’esposizione, documenti, fotografie, una serie di affiches che illustrano anche un aspetto commerciale del suo lavoro e la proiezione di film da lui girati alla fine degli anni Cinquanta.

La mostra è stata realizzata con il sostegno della Fondazione Magritte e con la collaborazione del Museo Amos Rex di Helsinki.

Info +41 (0) 918157970

Info@masilugano.ch

Testo e foto Giovanna Dal Magro

Picasso, uno sguardo differente

Al LAC Lugano Arte e Cultura dal 18 marzo al 17 giugno 2018

La fecondità produttiva di Pablo Picasso durò ottant’anni e gli ultimi istanti della sua lunga vita li passò disegnando, era il 1973 e aveva 91 anni. Quando, con Georges Braque, creò il cubismo non era ancora trentenne, e in Francia, dove viveva, era già riconosciuto come un’indiscussa autorità artistica. Dopo la sua scomparsa e nelle varie case dove aveva vissuto furono trovate più di centomila opere di sua proprietà, tra dipinti, disegni, incisioni, sculture, ceramiche, collage.

Non si trattava solo di opere dell’ultimo periodo della sua vita ma provenivano da vari e differenti decenni dall’inizio della sua passione creativa. Questo mitico e geniale artista aveva volutamente occultato un’immensa produzione di opere e tale tesoro fu poi distribuito tra la Francia e la famiglia Picasso.

Si crearono musei monografici in molte parti d’Europa come il Musée national Picasso a Parigi, il Musée Picasso  ad Antibes ospitato nel Castello Grimaldi, Museo Picasso de Barcelona e il  Museo Picasso Coleccion Eugenio Arias a Buitrago de Lozoya, nella Sierra Nord di Madrid. A Malaga si costruì la Casa Natal e, nel 2002, un ambizioso Museo Picasso Málaga. In Germania, infine, il Kunstmuseum Pablo Picasso a Munster.

Il Museo d’arte della Svizzera italiana LAC Lugano Arte e Cultura presenta una particolare mostra fino al 17 giugno 2018, organizzata in collaborazione con il Musée national Picasso di Parigi e a cura della principale esperta dell’artista Carmen Giménez. La rassegna si dispiega attraverso un arco cronologico tra il 1905 e il 1967 con 120 opere, di cui 105 disegni e 15 sculture.

Nelle opere su carta Picasso si confronta con varie tecniche, disegno, acquerello, collage, pastello, gessetto, carboncino e inchiostro, mentre nella scultura il Maestro sperimentò tecniche nuove, riuscendo a superare il confine tra bidimensionalità e tridimensionalità.

Testo e foto Giovanna Dal Magro

MASILugano

India sulle vie dell’Illuminazione

L’Altrove mitico dell’India nella cultura occidentale

Il LAC di Lugano è un centro culturale progettato per far interagire tutte le arti sia visive che sceniche, dalla musica al teatro.
Questa ampia filosofia ha permesso di realizzare il progetto, appena presentato, dedicato alle innumerevoli sfaccettature della cultura indiana. Il programma terminerà nel gennaio 2018 e comprenderà una mostra, musica, danza, cinema, yoga e ayurvedica, poesia e conferenze. Queste molteplici arti saranno presenti ai massimi livelli, il cinema a cura di Marco Muller, per anni direttore artistico del Festival di Venezia, la danza interpretata da Shantala Shivalingappa, ballerina indiana con vasta esperienza di collaborazione con Pina Baush; per la musica ci sarà il grande interprete del sitar Nishat Khan, che fa nascere dal suono di questo strumento l’armonia dell’anima.
Il tema della mostra è la fascinazione dell’India sulle espressioni artistiche occidentali dal 1808 al 2017, narrata attraverso 400 opere, tra cui sculture e installazioni, dipinti e disegni, fotografie e libri, poster e video. Tra i primi intellettuali e artisti occidentali a appassionarsi all’india, forse in concomitanza con l’espansionismo britannico, furono i vedutisti inglesi tra Sette e Ottocento. Seguirono, a metà Ottocento, i grandi pittori orientalisti e, con la nascita della fotografia, fotografi e scrittori come Emilio Salgari vi trassero ispirazione per i loro avventurosi romanzi. La mostra, curata da Elio Schenini, offre tutti questi passaggi, ispirazioni ed emozioni e, a seconda del proprio vissuto, anche di più.

Testo e foto Giovanna Dal Magro

www.india.laclugano.ch

Meret Oppenheim

Opere in dialogo da Max Erns
a Mona Hatoum

A cura di Guido Comis e Maria Giuseppina Di Monte fino al 28 maggio 2017 il Museo d’arte della Svizzera italiana presenta la mostra “Meretb Oppenheim. Opere in dialogo da Max Ernst a Mona Hatoum” dedicata a una delle artiste più celebri del Novecento, qui presentata accanto ai maggiori esponenti del movimento dada e surrealista. Meret Elisabeth Oppenheim nasce a Berlino nel 1913 da madre svizzera e padre tedesco.  In Svizzera crescerà con una nonna scrittrice e illustratrice di libri per bambini. Nonna Lisa Wenger determinò la formazione di Meret dal punto di vista artistico e instillò in lei l’importanza il diritto delle donne alla loro indipendenza.   A diciott’anni si trasferì a Parigi ed entrò in contatto con artisti e scrittori surrealisti iniziando un percorso di mostre prima con Giacometti , poi con Max Ernst e Jean Arp e nel 1934 posò nuda per le magnifiche foto che scattò Man Ray.  In un mondo maschilista Meret dichiarò di sentire gravare pesantemente sulle sue spalle millenni di discriminazione. Gli anni successivi furono testimoni di mostre importanti in Sedi internazionali del gruppo surrealista da Parigi, a Basilea e New York.  Scrive un soggetto per un film che non verrà mai girato, disegna maschere e costumi per una pièce teatrale di Pablo Picasso e nel 1959 organizza quella che chiameremmo oggi una performance intitolata in Banchetto di primavera servito sul corpo di una donna nuda che replicherà su richiesta di Breton a Parigi.   La prima importante retrospettiva dedicata a Meret Oppenheim si terrà nel 1967 al Moderna Museet di Stoccolma cui ne seguiranno altre a Vienna, Berlino e Lille nel 2013/14 e,  ultimo riconoscimento internazionale, questa mostra straordinaria al MASI Lugano.

© Giovanna Dal Magro