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Sigmar Polke in mostra a Venezia

A Palazzo Grassi l’arte fuori dal comune

Palazzo Grassi celebra il decennale della sua riapertura dovuta a François Pinault con una mostra che presenta le opere di Sigmar Polke dopo 30 anni dalla sua partecipazione alla Biennale di Venezia che gli valse il Leone d’Oro.
Dal 17 aprile al 6 novembre 2016 si potrà visitare questa grande retrospettiva curata da Elena Geuna e Guy Tosatto che nel catalogo analizzano la non immediata evidenza di un grande artista.

Geniale nella sua immensa sperimentazione con materiali di ogni genere a volte pericolosamente tossici per l’esaltazione di un’alchimia esplosiva e inquietante. Una delle sale più spettacolari è quella con quattro opere ispirate a Ermete Trismegisto il leggendario filosofo cui si attribuisce la nascita della corrente filosofica chiamata ermetismo.
Nell’atrio del Palazzo Grassi il ciclo monumentale di sette dipinti esposto alla Biennale nel 2007 che evoca l’etereo confine tra visibile e invisibile, pensiero e percezione. In altre sale questa feroce concettualità cede il posto all’assurdo e all’ironia come un capanno di legno da giardino costellato da patate o un indiano e la sua aquila su un fondo metallizzato con vernice spray.
Tra questi estremi Polke non ha dimenticato la Storia con opere degli Anni Ottanta incentrate su temi riguardanti le forze dell’ordine e sulle frontiere e sui campi di concentramento e sulle guerre fratricide della ex Jugoslavia. Altri quadri hanno per soggetto la Rivoluzione francese e tutti questi temi sono svolti con tecniche straordinarie e sempre diverse.

Citerò una frase molto significativa di Elena Geuna “Sigmar Polke è un artista onnivoro che traduce nelle opere il proprio interesse enciclopedico e l’eclettismo iconografico delle sue fonti, non indicando nessuna predilezione verso una determinata tipologia. La sua arte ci conduce verso un universo parallelo in cui una moltitudine di immagini e di riferimenti a eventi noti del nostro mondo si compenetrano per generare nuovi significati”.

L’anniversario di Leonardo da Vinci al Clos Lucé

GIARDINIPasseggiare tra i  progetti
e le invenzioni di Leonardo da Vinci
in un parco incantato

La Valle della Loira celebra nel 2016 una straordinaria ricorrenza legata a Leonardo da Vinci,  che 500 anni fa — era il 1516 — si trasferì alla Corte di Francesco I.
Il sovrano di Francia,  accogliendolo lo nominò Primo pittore, ingegnere e architetto del Re e gli donò il Castello di Clos Lucé, con uno splendido parco dove ancora oggi si possono ammirare con molta emozione piante e fiori della specie coltivata da Leonardo.

Ora Clos Lucé è di proprietà della famiglia Saint Bris, che ha custodito e valorizzato questo luogo, pieno di suggestioni e di intimità, con arredi originali e modelli delle straordinarie invenzioni, riprodotte a grandezza naturale nel parco del Castello.

Dal prossimo 18 giugno e fino a dicembre Clos Lucé ospiterà la mostra dei tre capolavori di Leonardo da Vinci conservati al Louvre e, dalla primavera, visite speciali a tema leonardesco.
In estate, poi, al calare della notte, i Castelli di Blois e Amboise si trasformeranno in pura magia di luci e suoni, riflettendosi nelle acqua della Loira che scorre indifferente nella valle più celebre di Francia, se non del mondo intero.

www.france.fr

www.vinci-closluce.com

La mostra di Gillo Dorfles al MACRO di Roma

Un incontro di quelli
che cambiano la vita

Alcuni miei ritratti di Gillo Dorfles saranno esposti nella mostra
Gillo Dorfles. Essere nel tempo, a cura di Achille Bonito Oliva,
che si terrà al MACRO (Museo d’Arte Contemporanea Roma) dal
27 novembre al 30 marzo 2016. Ma tutto iniziò molto prima.

Era l’autunno del 1975 e avevo appena iniziato a collaborare con una nuova rivista concettuale ideata da Ugo La Pietra che si chiamava In Più. Per la prima volta ebbi l’incarico ufficiale per il ritratto di un personaggio famoso come Gillo Dorfles. Emozionata e molto agitata, suonai alla porta e il professore, con un piglio molto severo e quasi seccato, mi introdusse nel suo studio. Aprì di scatto il primo cassetto di un antico comò, pieno zeppo di stampe di suoi ritratti in vari formati in bianco e nero, e mi disse di guardarli bene. Tutti – e mi fece nomi di maestri della fotografia – avevano già provato a ritrarlo, ma non c’era riuscito nessuno; se volevo, però, potevo provarci anch’io.

Per prima cosa pensai di andarmene immediatamente, ma mi resi subito conto che un fallimento simile avrebbe pregiudicato tutta la (poca) sicurezza in me stessa che avevo: iniziai così a scattare le prime foto in studio, cercando disperatamente di
 stabilire quel feeling indispensabile tra il fotografo e il fotografato. Ma Dorfles rimaneva fermo nella sua posizione e, forse perché cominciava a mancarmi l’aria, ebbi l’intuizione di chiedergli se avesse voglia
di fare un giro sotto casa per mostrarmi le splendide architetture del periodo Liberty che tanto amavo. S’illuminò all’idea, prese soprabito e cappello, e passeggiammo tra le costruzioni milanesi mentre mi spiegava in modo sublime i dettagli di quel periodo artistico. Ogni tanto scattavo qualche foto, magari un po’ defilata, ma ormai la complicità si era creata. Stampai le foto e le lasciai nella sua portineria.

Quando mi telefonò, e sentii la sua voce, mi si piegarono le gambe dalla paura, ma lui esplose in complimenti per le mie immagini con un’ammirazione che non dimenticherò mai. E che mi diede la forza grazie alla quale non ebbi mai più timore davanti a nessun personaggio famoso.

Dorfles mi citò, infine, sul Corriere della Sera, in un articolo riguardante il centocinquantesimo della nascita della fotografia, come uno tra i quattro fotografi italiani che aveva scelto.

 E questa fu una soddisfazione che ricordo ancora.

Foto © Giovanna Dal Magro

www.dorflesmuseomacro.it

EXPO 2015

Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita

“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” è il Tema al centro della manifestazione, il filo logico che attraversa tutti gli eventi organizzati sia all’interno sia all’esterno del Sito Espositivo. Expo Milano 2015 è l’occasione per riflettere e confrontarsi sui diversi tentativi di trovare soluzioni alle contraddizioni del nostro mondo: se da una parte c’è ancora chi soffre la fame dall’altra c’è chi muore per disturbi di salute legati a un’alimentazione scorretta e inoltre ogni anno circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono sprecate. Per questo motivo servono scelte politiche consapevoli, stili di vita sostenibili e, anche attraverso l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, sarà possibile trovare un equilibrio tra disponibilità e consumo delle risorse. La riflessione sul Tema si trasforma anche in un momento di condivisione e di festa, grazie a incontri, eventi e spettacoli.  Ogni aspetto, ogni momento, ogni Partecipante di Expo Milano 2015 declina e interpreta il Tema scelto, Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita.

Triennale di Milano

Alla Triennale la prima Mostra per l’Expo

Nei giardini del Palazzo dell’Arte alla Triennale di Milano è tornata a risplendere restaurata con i colori originali, l’opera di Giorgio De Chirico che inaugurò nel 1973. I ”Bagni misteriosi” sembrano una pittura metafisica  tridimensionale e  anche l’acqua  viene accolta e sembra faccia risplendere ancora di più i brillanti colori. Contemporaneamente si è aperta la Mostra “Arts&Foods” curata da Germano Celant e allestita da Italo Rota nel Palazzo della Triennale che è anche il primo padiglione di Expo 2015.  Il percorso ruota intorno alla nutrizione e presenta oltre duemila opere e installazioni di ambienti su una superficie di settemila metri quadrati.  L’ambizioso progetto sarà fruibile per tutto il periodo Expo e amalgama pittura, design, arte povera, cinema, video, moda e spazia da un enorme pesce di Frank Gehry a un video di Marina Abramovich, a vestiti d’alta moda di Ken Scott a sculture di cioccolato di Dieter Roth e nel giardino di fianco ai Bagni Misteriosi di De Chirico un’enorme bottiglia di Ketchup pop.

Nuovo Museo Egizio di Torino

Per i torinesi e per tutta la collettività internazionale appassionata di egittologia con l’apertura del nuovo e felicemente ristrutturato Museo Egizio si è aperta al pubblico la collezione più antica esistente in quello che si classifica come il secondo museo al mondo  per importanza e vastità.
La sensazionalità di questa operazione culturale è consistita , tra l’altro, nel fatto che la realizzazione di questo nuovo allestimento, durato cinque anni e costato 50 milioni di euro,  è stata portata a termine senza mai chiudere per un solo giorno il museo anzi, al contempo, facendo aumentare i visitatori fino a superare la ragguardevole cifra di oltre 500.00 persone nel 2014.
Soldi e risorse fortunatamente  ben spese per proporre al pubblico in un edificio storico del ‘600 situato nel pieno centro cittadino di Torino, quattro piani di eccezionali reperti egizi.
Il successo di questa notevole iniziativa culturale è dovuto alla presidentessa Evelina Christillin e al direttore Christian Greco coadiuvato da otto curatori con differenti specializzazioni e da diversi altri qualificati collaboratori.
La vastità delle opere d’arte esposte: circa 3500 oggetti  annovera, tra l’altro, gli eccezionali capolavori compresi nella grande, bellissima e nuova Galleria dei Sarcofaghi, situata al secondo piano, che mirabilmente illustra un periodo lunghissimo: dal 1100 a.C. al 600 a.C.
Le opere che maggiormente affascinano il visitatore attento sono molte. Per citarne alcune: le pitture della stele di Iti e Neferu, la tomba di Kha, la cappella di Maia, la sala nubiana di Ellesija e le impressionanti statue monumentali del piano terra.
I notevoli supporti multimediali presenti nel Nuovo Museo Egizio rappresentano inoltre uno dei più importanti supporti alla veicolazione comunicativa per illustrare, con mirabili ricostruzioni virtuali in video 3D, le scoperte della tomba di Kha, di Nefertari e la cappella di Maia.

www.museoegizio.it